Suor ADEODATA MARCHIOTTO
Oppeano (VR) 2 novembre 1935
Rovereto (TN) 9 SETTEMBRE 2016
“Ora do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa”. (Col 1,24b)
Alla luce di questa Parola possiamo rileggere l’ultimo tratto di vita di sr Adeodata. Nel mese di luglio lascia temporaneamente Raldon per andare a Carisolo, dove si sarebbe ritemprata nello spirito e riposata fisicamente e invece ecco l’inatteso calvario.
Le sue parole, rivolte alla madre al momento del ricovero in ospedale, attestano la sua unione con Dio, il desiderio di essere tutta sua, di contribuire ad disegno di salvezza, unendo le sue sofferenze a quelle di Cristo.
“Offro tutto” e poi, come una litania imparata a memoria (chissà quante volte in quelle ore l’ha ripetuta), “offro tutto per il capitolo, per la congregazione, per la madre e il consiglio, per ogni sorella, per tutte le comunità, per le vocazioni, per le sorelle giovani, per le sorelle in crisi”.
Accogliamo queste parole come un’eredità della sua ricchezza spirituale. Sulla scia di don Pietro Leonardi “Patir è prova d’amore”, ella vuole continuare anche nell’infermità a servire Dio, la Chiesa e la Famiglia religiosa, svolgendo l’apostolato della sofferenza, come lei stessa confida ad una sorella che l’assiste. Forse ignara di dare inizio al suo cammino verso Gerusalemme che durerà 40 giorni.
Sr Adeodata nasce a Oppeano il 2 novembre 1935, dopo otto giorni riceve il battesimo. L’educazione in famiglia e in parrocchia la matura nella vita cristiana fino a scoprire nel vangelo l’ideale della sua vita e a seguire Gesù nella via dei consigli evangelici. Ancora sedicenne entra tra le Figlie di Gesù e, al termine della formazione, il 15.09.1954 celebra la prima professione e il 29.08.1959 quella perpetua. Il nome nuovo “a Dio donata” traccia il suo cammino di sequela.
Trascorre i primi vent’anni in varie comunità (1) nella scuola materna, prima come assistente e poi, conseguito il diploma, come insegnante, missione che compie per altri due decenni tra Pinzolo e Carisolo. Impiega le sue energie nella pastorale parrocchiale mettendo a frutto i suoi talenti in campo catechetico – liturgico – musicale. Nella scuola, è tutta dedita ai bambini e si adegua alla metodologia sempre nuova ed esigente del trentino.
Instaura relazioni cordiali di fiducia e stima con i genitori. Sente la responsabilità dei piccoli che le sono affidati, è attenta e premurosa con loro, così come lo è con le sorelle nelle comunità di cui è responsabile e con quelle che si susseguono nei vari corsi di esercizi spirituali sia a Carisolo sia a San Zeno.
Lungo la sua vita il suo fisico è provato dalla sofferenza che accetta con amore e porta con dignità, “consumata da una brama ardente di piacere al suo Dio”.
Cara sr Adeodata, non c’è stato tempo per un abbraccio, una vicinanza fisica con tutte noi, prima della tua dipartita, ma ti sentiamo ancora vicino. Ottienici dal cielo le grazie per le quali hai offerto il tuo silenzioso soffrire. Con il cuore colmo di riconoscenza diciamo a te l’ultima parola che con tutte le tue forze hai sussurrato: grazie!
Alcuni stralci presi qua e là dall’omelia di don Fabrizio durante i funerali celebrati a Raldon il 13 settembre 2016.
… “Carissima sr Adeodata, quattro anni sono stati sufficienti per conoscerti e apprezzarti.
Sei stata donna semplice, buona, di fervente preghiera, amante della Madonna e dell’Eucarestia; sempre disponibile nonostante i disturbi fisici. Ti sei inserita subito nella nostra comunità, senza nessuna difficoltà. Ti sei mostrata discreta, sempre presente, mai invadente, furba, di battuta pronta. Hai sempre offerto con delicatezza una parola di conforto a chi ti avvicinava. Dopo i funerali di tanti raldonati, ricordavi i tratti particolari che di ognuno erano messi in luce e sapevi avvicinarti alle famiglie in lutto con tanta compassione.
Nella nostra scuola dell’infanzia sei stata una bella presenza. Hai saputo incontrare insegnanti, bambini e famiglie e, per tutti, avevi un gesto, una parola, un incoraggiamento. Le insegnanti ti hanno voluto molto bene! Ricordano le tue ultime parole prima di partire per gli esercizi: “Pregherò per voi”…”
…. “nel vangelo che abbiamo letto (Gv 17) è chiara la preoccupazione di Gesù per l’unità che deve esistere nella comunità dei discepoli. Gesù la motiva: “perché il mondo creda”. Se questo è vero per tutti, lo è in modo del tutto singolare per le congregazioni religiose, i cui membri scelgono la vita fraterna come prima espressione della loro appartenenza al Signore. Certo, Gesù parla di unità, no di uniformità, e l’unità è anche la capacità di rimanere nell’amore, malgrado le tensioni e i conflitti.
Grazie perché con il tuo impegno fraterno sei stata convincente nell’indicarci il Primato di Dio”.

